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LA MORTE DI GALLETTI; FANINI, SAPEVO CHE AVEVA AVUTO DIFFICOLTA’ AD OTTENERE L’IDONEITA’ SPORTIVA



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"In oltre 20 anni di professionismo sono stati tesserati oltre 400 atleti nelle mie formazioni e di questi sono a conoscenza di almeno 4 decessi. Mi auguro che questa nuova drammatica vicenda possa rappresentare la spinta per tutto il movimento a cambiare atteggiamento verso la difesa della salute degli atleti attuando controlli più severi anche a costo di costringere alcuni di questi giovani a rinunciare al ciclismo". Ivano Fanini, il patron dell'Amore e Vita, che ha avuto nella sua squadra Alessio Galletti, chiede in una intervista all’Ansa un giro di vite sui controlli in difesa della salute. Fanini ricorda il suo ex corridore scomparso: "Era l'unico che riusciva a far allenare Cipollini come si conviene tant'è che andava ogni mattina a prenderlo a casa per iniziare la giornata di allenamento ed era sempre a sua completa disposizione. Fu l'ex sindaco di Pistoia Renzo Bardelli, storico presidente del GS Bottegone che lo aveva avuto da dilettante, a segnalarmi Galletti alla fine del '97. Infatti dopo 4 stagioni da prof con la Lampre di Saronni, era rimasto senza squadra. Lo conoscevo da sempre e quindi non esitai minimamente a ingaggiarlo per il '98. In quell'anno, oltre a lavorare molto per i capitani, ottenne il suo primo successo nella 3/a tappa del Tour de l'Ain nel quale poi vincemmo la classifica finale con Gasperoni. Il suo apporto fu determinante per la vittoria della classifica finale del Giro del Marocco e fece vincere una tappa al giovane neoprof Ferti. E' stato l'anno di maggior successo nella storia di 'Amore & Vita' tant'è che vincemmo 26 gare concludendo la stagione al 3/o posto tra le squadre italiane e al 11/o assoluto nella classifica mondiale. Dopo quella splendida stagione le sue quotazioni erano talmente salite che riuscii ad affiancarlo a Cipollini nella Saeco nella quale è rimasto fino allo scorso anno come Domina Vacanze". "Sono ancora più rammaricato - aggiunge Fanini - se penso a tutti i trascorsi con lui in questi anni, a tutti i consigli che gli ho dato, alla sua famiglia, a suo figlio di pochi mesi ed a quello che presto nascerà a cui è negata la possibilità di conoscere il padre. Sapevo che nelle ultime due stagioni aveva addirittura incontrato delle difficoltà per ottenere l'idoneità medica a proseguire l'attività professionistica e molte volte ho affermato anche in presenza di suo cognato, che è spesso da me per motivi di lavoro, che sarebbe stata la sua fortuna se gli avessero negato l'idoneità".
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